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Siamo abituati a gestire il nostro corpo in maniera razionale.
– Ci fa male la schiena? Facciamo gli esercizi per il mal di schiena
– Vogliamo muoverci meglio? Andiamo ad identificare quali sono le parti del corpo che al momento ci impediscono di muoverci meglio
– Comunichiamo in maniera poco efficace. Troviamo quali sono i punti deboli del nostro modo di parlare, muoversi, organizzare i pensieri e le parole. E tentiamo di migliorarli.
Io preferisco un approccio che definisco ‘estetico’ a quello ‘intellettuale’. Cosa intendo per estetico?
Intendo un approccio che porta attenzione ai segnali sensoriali che sono presenti nel corpo.
Cosa senti adesso nel tuo corpo?
Cosa noti?
Cosa è presente a livello sensoriale?
Quali sono le cose che vedi, che ascolti, che odori, che tocchi?
Ma ci sono DUE esperienze sensoriali CRITICHE che praticamente chiunque ignora costantemente: quella vestibolare e quella propriocettiva.
Il senso di equilibrio quando sei in piedi, o quando sei leggermente sbilanciato in avanti o su un lato.
E’ un ‘senso’ che si basa su un organo sensoriale che possediamo e che ci dice quando siamo in equilibrio.
E’ molto interessante notare come quando siamo mentalmente non in equilibrio, anche questo piccolo organo nel nostro orecchio interno ci manda segnali di disequilibrio fisico. E questa è una sensazione così potente, perchè siamo organizzati per avere sempre la certezza di stare in piedi e di non cadere.
E quello che succede quando siamo così – con questa sensazione di cadere – è che ci sentiamo fuori equilibrio – è che non compiamo azioni. Siamo fermi, in tutti i sensi: fisicamente e mentalmente.
La propriocezione è il senso di dove sei nello spazio e nel tempo – la consapevolezza di come il corpo è rispetto a se stesso e a tutto quello che c’è intorno, comprese le altre persone.
Quando le persone non sono bene organizzate mentalmente, si bloccano anche fisicamente e diventano meno capaci di muoversi. Come quando devono salire su un podio a parlare davanti a 1000 persone e sono letteralmente bloccate dalla paura. Questo è un ottimo esempio di inibizione o di limitazione somatica.
La consapevolezza somatica e propriocettiva è conoscere cosa stai facendo con te stesso. E quello che noto nel mio lavoro con il ReSonance è che quando le persone iniziano a lavorare sul proprio senso vestibolare e propriocettivo… le vedi muoversi e comportarsi in maniera totalmente diversa. Le loro performance diventano eleganti. Cambia totalmente la loro abilità di notare cosa succede nell’ambiente, la loro vista, la loro prontezza, la loro flessibilità nei corpo e nei movimenti aumenta notevolmente – e migliora le loro performance.
E’ quel tipo di performance che noti quando osservi:
- un oratore davanti a migliaia di persone… che sa come catturare la loro attenzione, e guidarla nella direzione in cui vuole
- un atleta che compie una performance elegante… e spettacolare per il modo in cui usa il suo corpo in relazione al movimento
- un musicista che riesce a ‘muovere l’anima’ di chi lo ascolta… a toccare delle corde precise negli altri con la sua abilità di organizzare il suono ed il silezio in modo da creare realmente emozione nel modo in cui ascoltiamo quello che sta esprimendo.
Ho lavorato e lavoro ogni tanto con musicisti di alto livello ed è impressionante come il tipo di suono che riescono a tirare fuori dal loro strumento cambia quando sono organizzati somaticamente in modo diverso.
Ma ci sono anche altri tipi di performance, che non riguardano lo sport o la musica.
Un professionista… una persona che comunica… un imprenditore che utilizza al meglio i propri canali sensoriali.
Non sono solo individui che pensano bene e che analizzano tutti i dati con velocità per prendere decisioni migliori.
E’ proprio che riconoscono che una delle cose più importanti che possono fare è entrare in relazione con le altre persone… e comunicare, usando i propri sensi.
Essere ‘sensorialmente organizzati’ vuol dire questo: organizzare se stessi in relazione a quello che è presente, al contesto, e rispondere in maniera sensibile a chi c’è intorno… notando ogni cosa, ed considerandola nella risposta che diamo al contesto nel contesto.
E’ la stessa differenza che c’è tra i musicisti bravi tecnicamente e quelli che ti toccano dentro quando li ascolti. Quelli che cambiano qualcosa dentro a chi li ascolta.
Sono pienamente presenti nella propria musica, e non solo perché suonano ogni nota correttamente nell’altezza e nel tono. Ma perché ogni nota che suonano è suonata in relazione ad ogni cosa che c’è nell’ambiente.
Se ci fosse stato un pubblico diverso, sarebbe stata una nota diversa. E’ una nota che prende tutto quello che c’è intorno, e lo rende in qualche modo parte del proprio strumento. E’ una nota suonata in relazione a tutto quello che il musicista percepisce intorno a lui. I suoi compagni musicisti, e tutto il resto.
Questa è una performance estetica. Una nota che è suonata in relazione a tutto il resto.
E questa è la distinzione più importante quando lavoro nel coaching con qualcuno. Voglio che sia organizzato ‘esteticamente’ e sensorialmente, e che viva, agisca, decida a partire da quella posizione.
Alla prossima!
Simone
P.S. Maggiori informazioni sul Coaching ReSonance
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