Tenendo corsi sui temi dello sviluppo professionale, mi capita spesso di parlare a manager ed imprenditori. E spesso mi rendo conto di trovarmi davanti a persone che sono alla ricerca di un equilibrio e di una evoluzione che gli faccia percepire come il lavoro che stanno facendo abbia un significato per loro.
Oppure alla ricerca di un modo per costruire una professione diversa, un lavoro per cui alzarsi la mattina e che si basi un po’ di più su ‘chi sono’… che gli permetta di essere allineati e di mantenere quello che fanno e la loro identità sullo stesso piano.
Ma, appunto, questo capita spesso lavorando con persone di 40, 50 o 60 anni, gente che lavora da 30 anni e che ha bisogno di sentire e di vedere una evoluzione in quello che fa e di ri-adeguare la propria professione a chi sono diventati nel frattempo.
Quindi immagina la mia sorpresa quando ho incontrato il ragazzo di cui ti parlerò tra poco.
Dieci giorni fa stavo tenendo un corso in una business school (in Italia) e in una pausa mi metto a chiacchierare con questo ragazzo francese di 20 anni iscritto al secondo anno di laurea di uno degli indirizzi di laurea in cui è più difficile essere ammessi.
Per entrarci servono doti oggettivamente non comuni, e poi comunque una volta dentro ti aspettano 4 anni di studi veramente difficili. In cambio una volta laureato hai uno stipendio notevole, destinato a crescere molto velocemente negli anni successivi.
Quindi mi metto a scambiare due chiacchiere con questo ragazzo e gli chiedo cos’è che gli piace del suo corso di studi in finanza.
E lui mi risponde:
“Guarda veramente io sto studiando finanza per guadagnare un sacco di soldi e dedicarmi alla mia passione sportiva, che è correre in auto. Siccome sono vecchio per correre come professionista, ho deciso di fare un sacco di soldi così da potermi permettermi di provare nel week end con auto più simili possibili a quelle da gara.”
Ah.
Pensaci: hai 20 anni e tutta la vita davanti, un cervello affilato come la lama di un rasoio, sei in uno degli inner circle più esclusivi del pianeta che ti garantirà uno stipendio da sogno per tutta la vita… e sei in una posizione totalmente inibitoria in cui hai deciso di fare per tutta la vita un lavoro che non ti piace per dedicarti nei week end alla tua passione.
Dal mio punto di vista non è una posizione invidiabile.
E non dico che sia possibile ‘cambiare’ la realtà, nel senso che forse – e dico forse – a 19 anni uno è già davvero ‘vecchio’ per diventare campione di formula 1 (anche se mi sembra di ricordare che Max Biaggi ha iniziato a correre in moto a 17-18 anni). Dico solo che, perchè questo lo so, che è sempre possibile creare una situazione professionale e ancora prima una ‘posizione’ per la persona in cui percepisca lo stesso livello di ‘piacere’ e di soddisfazione e di significato nel suo lavoro che è identico a quando corre in auto a 300 all’ora.
Questo è quello che facciamo nel ReSonance, ed è un lavoro talmente preciso che a volte le persone nelle due giornate di corso trovano ispirazione e motivazione per trasformare completamente la propria carriera e farla evolvere.
La posizione del ragazzo di cui ti parlavo non è invidiabile perchè quando sei in una situazione del genere la migliore cosa che puoi aspettarti è questa:
di passare le giornate di lavoro a pensare al week end quando correrai in macchina, e di correre in macchina pensando ‘che palle, lunedi devo tornare in banca a gestire le cose’.
E a quel punto, in NESSUNA delle due cose sarai pienamente efficace.
Mentre quello che rende le persone in grado di generare performance eccezionali (in banca E in pista) è essere allineati con quello che stai facendo, esserci pienamente. Essere in banca quando sei in banca, essere in pista quando sei in pista.
E a quel punto, credimi, non c’è più nessuna differenza tra le due cose. So che sembra un paradosso, ma l’evoluzione (e non il cambiamento) spesso lavora per paradossi.
Ti aspetto al corso Il Lavoro Perfetto del 14 e 15 dicembre a Roma
Simone
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