Ti aspetto nel Gruppo Coaching Italia per discutere di questi argomenti.
Buona lettura.
Trasformazione personale e professionale
Ti aspetto nel Gruppo Coaching Italia per discutere di questi argomenti.
Buona lettura.
C’è una abitudine davvero pericolosa nel mondo dello sviluppo personale.
Quella di creare libri e corsi in cui si parte da premesse ‘scientifiche’ (tipicamente le neuroscienze, che adesso vanno tanto di moda)
neurotrasmettitori
cortisolo
axoni
mielina
un po’ di parole a caso 😉
e poi usare quei concetti per supportare la validità di sciocchezze totali come:
“smetti di essere te stesso”
“diventa supernaturale”
“la fisica quantistica rende tutto possibile”
Nel ReS parliamo di neuroscienze da almeno 5 anni
… e di come linguaggio e corpo siano strettamente collegati
E ti assicuro che le vere neuroscienze vanno in direzioni totalmente diverse.
Puoi vederlo da solo: pensaci un attimo…
Mi spieghi come potrebbe mai essere possibile ‘smettere di essere te stesso’?
Mi dici quale presupposto contiene questa geniale frase?
Beh… una su tutte: che così come sei non vai bene.
Che così come si, qualunque cosa tu faccia, non puoi farcela.
Che per avere risultati devi diventare qualcun altro.
Alla faccia dell’accedere alle PROPRIE RISORSE.
Stessa cosa con ‘diventa supernaturale’.
La nostra natura è tutto quello che abbiamo, ed è capace di cose straordinarie se impariamo a conoscerle ed allenarle.
Non c’è bisogno di diventare qualcosa che non sei.
Perché sei già perfetto così.
E puoi fare un sacco di cose che adesso non percepisci possibili.
La gran parte delle persone proietta il proprio passato verso il futuro, e così ri-crea ogni volta i risultati che ha ottenuto fino a quel momento.
Anche quando questi sono i risultati che non vuole più e che desidera cambiare.
La chiave di questo processo in cui ri-crei la tua realtà ogni volta sono le convinzioni, perché quello in cui credi determina ciò che percepisci come individuo e quello che credi sia vero del mondo e delle persone che ci vivono… e soprattutto di te stesso.
Insomma la percezione E’ realtà. O meglio la percezione DIVENTA realtà a causa delle convinzioni che hai.
Il pericolo in questo tipo di cose incomincia quando inizi a sostituire quello che percepisci con i dati PURI che arrivano dall’esterno quando agisci e crei un impatto nel mondo.
Nel ReSonance non lavoriamo semplicemente per darti ‘convinzioni potenzianti’ e poi agire sulla base di quello.
Ma imparerai ad agire subito partendo da una base pura in cui hai chiara la tua direzione, e a formarti le tue convinzioni sulla base dei risultati che ottieni.
Ti aspetto dal 22 al 28 luglio per imparare il ReSonance ed ottenere risultati in linea con quello che vuoi e con CHI SEI, e per prendere il Diploma di Coaching ai sensi della legge 4/2013.
# Episodio 1: l’altroieri un amico mi chiede cosa ne penso del formatore xxx. Gli dico che non lo conosco e che quindi non posso dare un parere. Chiusa la telefonata vado a vedere il suo sito e vedo che, in un corso dove insegna, uno degli esercizi che propone consiste nel mettersi in coppia, piantarsi l’estremità di un tondino di ferro per cemento armato sul manubrio dello sterno e, muovendosi in sincronia, avvicinarsi al compagno piegando il tondino, fino ad abbracciarsi e sciogliersi in un pianto di gioia.
Questo esercizio dovrebbe aumentare la fiducia nell’altro ed a sentirsi parte di un team.
# Episodio 2: stamattina durante una telefonata ad una richiesta di contatto, parlo con un certo roberto, coach pluricertificato con tutte le sigle di coaching possibili.
Di solito per i corsi professionali di coaching contatto personalmente chi mi invia il proprio numero di telefono per capire chi avrò eventualmente in aula. Mi piace lavorare con gruppi omogenei e capire cosa cercano le persone e, anche, se è il caso che studino con me.
Gli chiedo: allora Roberto, cosa posso fare per te.
Esordisce dicendo ‘No guarda a livello di contenuti niente, non so se hai visto chi sono…’
Che, per uno che di mestiere fa il comunicatore, non è proprio una mossa elegantissima.
Il messaggio che passa è: ‘guarda ti ho chiesto si informazioni, ma a me di quello che fai non me ne frega niente perché io sono il massimo’.
La telefonata continua:
Beh Roberto, vedo che sei un collega, parto dall’idea che però – visto che sei stato TU a chiedermi informazioni – TU abbia trovato qualcosa di interessante nell’approccio al coaching che utilizzo.
“Si, ed è per questo che ti ho chiesto informazioni.”
Quindi ti interessano i miei contenuti.
“beh no non so se hai visto tutte le certificazioni che ho”
Quindi Roberto fammi capire: hai letto le mie cose e sei interessato ma tutti i pezzi di carta che hai ti impediscono di accettare il fatto che hai qualcosa da imparare nel settore?
Tu tu tu tu… Roberto ha messo giù.
Questi due episodi sono molto diversi, ma allo stesso tempo sono molto simili.
Ed hanno alla base una anomalia di significato che attribuisci a dei simboli.
Nel primo caso l’anomalia di credere che piegare un tondino di ferro ti faccia diventare un leader o un membro del team migliore. Bene che vada, non ti farai male – ma questo non ha niente a che vedere con guidare delle persone.
Nel secondo caso l’anomalia di credere che un modello di coaching vecchio 30 anni (creato per un mondo infinitamente meno complesso di quello di adesso) impedisca al mondo di andare avanti e di trovare soluzioni e strategie di coaching più eleganti di quelle che conosci ora.
In entrambi i casi c’entra il senso di sicurezza che hai.
La sicurezza di voler sostituire un lavoro complesso e che richiede abilità che si costruiscono nel tempo con il ‘sentirsi’ sicuro e fiducioso dei propri mezzi per qualche ora fino a che non torni in azienda e ti accorgi che ai tuoi dipendenti o collaboratori non puoi fare l’esercizio del tondino di ferro per farli fidare di te.
La sicurezza di voler sostituire il fatto capire il mondo da una nuova angolazione – ed imparare un nuovo modello di performance e di trasformazione professionale – con 3 o 4 pezzi di carta che i qualunque istituti di coaching/formazione rilasciano semplicemente per il fatto di pagare dei soldi.
Ogni volta che preferisci la sicurezza di quello che in questo momento capisci e ‘leggi’ della realtà in cui operi all’insicurezza di qualcosa che ti affascina ma che non capisci, c’è un pezzo che probabilmente non stai guardando.
E questo ‘pezzo’ è nel dominio dei risultati che realmente ottieni con il tuo lavoro. Con gli effetti a lungo termine, con la portata del cambiamento che porti nell’organizzazione e che sostengono l’intero processo di cambiamento nel tempo.
Quello che sto facendo – da allievo – al di là della momentanea ‘leggerezza’ ed emozione, genera risultati misurabili nel tempo?
Quello che sto insegnando è tutto quello che potrei sapere o c’è ancora qualche pezzo di informazione che potrebbe aumentare l’efficacia di quello che faccio?
E se ti va di scoprire qualcosa di davvero efficace sul coaching guarda il ReSonance.
Alla prossima!
Simone
Non ci sono molte cose che so fare davvero bene. non ci sono neanche molte cose che mi piace davvero fare, non ho molte ‘passioni’.
Suonare (male) due o tre strumenti
Muovermi ogni giorno un paio d’ore, in qualsiasi modo sia possibile
Generare cambiamento e risultati per le persone (bene) ed insegnare il ReSonance
4 anni fa ho introdotto nel mondo del coaching italiano alcune idee come quella di ‘direzione, non obiettivi’ o di ‘successo partendo dalla propria identità e con minore sforzo’.
All’epoca si parlava solo di motivazione o di PNL, o di ‘ascolto empatico’, o di ‘potenza della mente’. L’idea che il coaching per essere definito efficace dovesse produrre dei risultati misurabili era inconcepibile.
Quando dicevo ‘si va bene la potenza della mente, ma cosa è cambiato per te da prima a dopo il corso?’ la gente guardava per aria non sapendo cosa rispondere.
Oggi queste idee fortunatamente iniziano ad essere diffuse. Ma queste idee senza il metodo dal vivo che le implementa, non sono il ReSonance.
Tre anni fa ho introdotto la settimana intensiva di coaching. Gli ‘esperti’ delle scuole con programmi infiniti con un numero infinito di slide powerpoint mi hanno detto che non era possibile un corso che in 7 giorni desse la possibilità di imparare bene le basi di un modello di coaching efficace.
Oggi è tutto un fiorire di corsi settimanali con diploma (ugualmente, non è un diploma di coaching ReSonance).
Perché alla fine le parole che usiamo tutti sono quelle. Direzione, obiettivi, allineamento.
E’ il tipo di lavoro che fai dal vivo in un corso di coaching che fa la differenza. Ed il ReSonance è un approccio eccezionale nel mettere le persone in grado di ottenere più risultati.
Non è il racconto ti un risultato. Non sono storie che ti racconto. E’ un ‘posto’ dove vai e dove cambi interamente il modo in cui ti relazioni con quello che c’è intorno a te. In maniera naturale.
Nel ReSonance lo facciamo mettendoti in grado di allineare la parte razionale e semantica attravero cui produci risultati con quella somatica e pre-cognitiva e narrativa. Non facendoti vedere delle slide o dei filmati, o parlandoti delle ‘emozioni’.
C’è una favola che mia nonna da bambino mi raccontava spesso e che credo abbia influenzato il modo in cui guardo alla realtà e ‘leggo’ attraverso la realtà.
Si chiama I vestiti nuovi dell’imperatore o ‘Il re è nudo’.
E’ la storia di un imperatore completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore. Un giorno due esperti di marketing arrivano in città facendo credere di commercializzare un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, che ha la capacità di essere invisibile alle persone sciocche e indegne.
La claque del re non riesce a vederlo; Ma per non fare la figura degli stupidi, fanno i complimenti al re per il gusto che ha avuto nell’acquistare proprio quel tessuto. L’imperatore, convinto, acquista dagli esperti di marketing un abito.
Quando questo gli viene consegnato ovviamente l’imperatore si rende conto di non essere neppure lui in grado di vedere niente. Ma per non fare la figura dello stupido, anche lui fa finta di vederlo.
Parata generale: il re sfila senza vestiti con tutti i sudditi che applaudono di fronte a una folla di cittadini i quali applaudono e lodano a gran voce l’eleganza del sovrano, pur non vedendo niente.
L’incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida con innocenza “Il re è nudo!.
Fine della favola.
Cosa genera risultati misurabili? Cosa è solo ‘eccitazione’ ed adrenalina del momento? Cosa ho imparato? Cosa sono capace di fare adesso che prima non sapevo fare. Cosa è cambiato nella mia vita negli ultimi 3 mesi. A che punto sono arrivati i miei colleghi più anziani, hanno avuto benefici rilevanti o no?
Queste sono le domande che secondo me ti permetteranno di fare un passo in avanti nella capacità di lavorare con gli altri. E di vedere se il re è nudo.
Alla prossima!
Per anni all’interno della categoria del cosiddetto ‘sviluppo personale’ e del Coaching è stata veicolata l’idea che per ottenere più risultati e performance migliori basti
‘prendere il controllo della propria mente’ raggiungere uno stato di picco, conoscere le strategie della PNL, avere più motivazione, lavorare sulle convinzioni, farsi fare delle ‘domande potenti’ e così via.
Il risultato di questa visione è che le migliaia di persone che hanno partecipato a qualche corso di ‘sviluppo personale’ non hanno visto cambiare se non in piccola parte le loro performance ed i risultati che ottengono nei mesi successivi.
Dopo anni di lavoro passati a capire come funziona realmente la parte cognitiva e comportamentale delle persone che sono DAVVERO in grado di generare performance straordinarie – musicisti concertisti, manager ed imprenditori di successo, investitori che ottengono risultati importanti e misurabili nel trading e nella finanza, sportivi – posso testimoniare che nessuno di loro quando ha iniziato ad ottenere i risultati che poi ha confermato negli anni successivi lo ha fatto partendo dalle idee base che trovi nel mondo dello sviluppo personale.
Esiste (da anni) un modello della performance che ha poco o niente a che vedere con il modello della cosiddetta 'teoria computazionale della mente' pesantemente utilizzato nello sviluppo personale, e che si basa invece su più moderni approcci legati al modello della 'Embodied Cognition', più vicino a come funziona la parte neurologica e comportamentale degli esseri umani.
In breve: la teoria computazionale della mente dice che la mente comanda e il corpo segue. Concentrati abbastanza e la mente, che è il ponte di comando dell'intero sistema, guiderà tutto il resto. (È un po' quello che fanno i cosiddetti 'mental coach').
L'embodied cognition è invece una descrizione più accurata di come funziona un essere umano reale che apprende davvero quando rimane 'aperto' ai segnali che gli arrivano dal sistema e costruisce una sua mappa del mondo più accurata quando non riceve segnali che lo mandano in inibizione).
Se sei interessato a leggere qualcosa sulla embodied cognition vai su questa pagina.
Lavoro da anni con un modello basato su questo approccio che si chiama ReSonance®.
(tra l'altro utilizzo il ReSonance nei corsi che da 10 anni tengo in Università Bocconi).
Molti esperti di cambiamento lavorano esclusivamente ad un livello di neocorteccia, a livello razionale, ed anche quando dicono di fare un lavoro sulla performance che coinvolge l’uso del lavoro corporeo in realtà questo cambiamento rimane a livello puramente mentale.
La chiave della performance - di come le persone ottengono davvero risultati - sta, invece nel creare un perfetto allineamento tra il sistema limbico del cervello e la parte della neocorteccia.
Quando impari a farlo, la performance emerge come qualcosa che generi senza doverci nemmeno pensare, non come ‘idea’ pensata e razionale ma come una risposta più efficiente del tuo sistema mentale e somatico allo stesso tempo per farti ottenere quello che vuoi.
Tutto quello che serve per produrre una eccezionale performance è ‘semplicemente’ far funzionare in maniera assolutamente sincronizzata la parte mentale e linguistica (semantica) e la parte corporea (somatica).
Per generare performance la motivazione, l’autostima, o le strategie della PNL hanno una funzione solo marginale (e minima).
E’ solo quando riesci a lavorare a livello più profondo partendo da dove il sistema elabora gli stimoli sensoriali prima di valutarli razionalmente che puoi riscrivere davvero il modo in cui funzioni e generi risultati.
Ciò che fa la differenza sono due abilità strettamente legate:
La prima è imparare a interagire in modo automatico con i dati che arrivano dall’ambiente.
La seconda abilità è imparare a reagire nell’unico modo efficace senza doverci nemmeno pensare.
Questo è quello che fa - senza accorgersene - un trader quando riconosce ‘al volo’ dei segnali dai grafici del mercato, o un pianista quando accarezza i tasti del pianoforte nel modo che gli fa ottenere il suono che ricerca, o un esperto pugile quando boxa.
Il fatto di riconoscere schemi vincenti nel mercato diventa qualcosa di radicato profondamente a livello neurologico e somatico, ed accedere a queste capacità diventa intuitivo quando sei capace di superare la parte puramente mentale e razionale.
Per generare più risultati devi insegnare al tuo corpo ed alla tua mente come rispondere in modi che non sai ancora di conoscere e che però sono pronti ad emergere come comportamenti al momento giusto.
L’idea di partenza di questo modello della performance, nella sua forma più semplice, è che quando non ci sono insegnamenti o condizionamenti che ci portano in direzioni diverse, ognuno di noi è in grado di entrare in uno stato di performance in cui può generare risultati senza sforzo. Il tipo di educazione e di stimoli a cui siamo sottoposti negli anni, il tipo di condizionamento che riceviamo ci porta a rinunciare a questo stato di ‘performance’ – che in realtà è il nostro stato naturale – ed a spostare al di fuori di noi il centro in cui troviamo il nostro piacere ed il senso di chi siamo e di quello che facciamo.
Quasi tutte le tecnologie di cambiamento disponibili oggi, tutti i modelli di sviluppo personale, organizzativi, di miglioramento professionale, di crescita e sviluppo hanno sempre un punto di partenza esterno: il ‘problema’.
Nonostante molti parlino di approcci “generativi” nel Coaching, in realtà lo sviluppo personale tradizionale si è sempre limitato a diffondere tecniche e metodi per il cambiamento creati per ‘risolvere problemi’: comunicazione inefficace, fobie, difficoltà organizzative e strategiche.
Nello sviluppo personale viene passata l’idea che attraverso strategie di motivazione, o cambiando le convinzioni, o aumentando l’autostima si possa portare le persone a produrre performance migliori.
Ma la mia esperienza è questi elementi sono solo marginali è che quando si lavora così, il cambiamento è molto spesso superficiale, se non addirittura illusorio. La maggior parte delle volte la persona è convinta di cambiare semplicemente perché sente di avere a disposizione ‘la tecnica’ per il suo problema, o perché si sente un po’ meglio, o perché è più carica di energia.
Quasi sempre il cambiamento con un Coaching di tipo 'classico' è temporaneo. O ancora la persona si accorge che risolvere quel singolo problema in realtà non risolve i suoi ‘problemi’, in senso più ampio.
Il Coaching ReSonance è il risultato di più di 15 anni di lavoro con le persone e le organizzazioni e nasce dall’osservazione che il cambiamento, quando avviene, più che coinvolgere un singolo elemento… una singola funzione… avviene in modo globale ed è istantaneo: è l’intero sistema ad accedere, magari solo per un breve tempo, ad un luogo, ad una configurazione dove il problema, semplicemente, non esiste.
In quel momento le performance aumentano in maniera esponenziale piuttosto che linearmente.
Quando la persona accede alla propria posizione di performance non solo trova soluzioni ai problemi che sentiva limitare le sue performance ma riesce anche ad accedere anche ad una serie di risorse personali, mentali, emotive, decisionali che semplicemente prima non percepiva e che può mettere in campo in qualsiasi area della propria vita.
Nel Coaching ReSonance c’è l’assunto fondamentale che quando le persone passano da uno stato di scarsa performance ad uno in cui ‘funzionano perfettamente’, qualsiasi cosa vogliano dire queste parole per loro, non lo fanno quasi mai perché risolvono dei problemi con delle tecniche specifiche, ma perché riescono ad accedere ad uno stato in cui il problema non è presente.
E quando questo avviene davvero, i risultati che ottengono si estendono ad ogni aspetto dell’individuo.
Lo stato di performance non è solo uno stato mentale, e non è uno stato semplicemente fisico.
E’ qualcosa di simultaneo, in cui la persona non percepisce più la separazione tra mente e corpo. Quando questo stato è presente tutti i dati presenti e gli stimoli che la persona riceve sono visti ed integrati nel sistema della persona come possibilità. Non costituiscono più dei vincoli, o delle costrizioni ma vengono sperimentati in relazione a ciò che è possibile.
Nelle prossime pagine ti darò alcune strategie per accedere alla tua posizione di performance e per migliorare da subito i risultati che ottieni.
Una piccola nota: questo non è - per forza di cose - un corso di Coaching ReSonance. Quando insegno dal vivo attivo dei processi nei partecipanti al corso che non possono essere trasferiti in un articolo che leggi a distanza perché non funzionano solamente a livello di comprensione intellettuale ma a livello di esperienza.
Svolgo degli esercizi, interagisco con le persone direttamente e ho modo di verificare come rispondono alle cose che sto dicendo loro. Attraverso un libro questo non è possibile.
Quindi quello che ti consiglio è di non leggere passivamente questo report ma di farlo con un quaderno per prendere appunti e una penna vicino ogni volta che ti verrà qualche idea che senti essere in relazione con quello che ti sto dicendo.
Rileggi più volte questi articoli (non è un romanzo!) e ti accorgerai di come ogni volta che lo leggi noterai qualcosa che nelle letture precedenti non avevi notato e ti verrà qualche idea che ti verrà naturale applicare nella tua vita o nella tua professione.
Se ti va di approfondire guarda:
Il corso di Coaching ReSonance
Oppure puoi ascoltare il mio migliore corso a distanza Oltre gli Obiettivi in cui imparerai delle tecniche specifiche di cambiamento senza sforzo.
E poi per incontrarmi (per ora virtualmente) e dialogare con me e gli studenti della Scuola ReSonance...
(l'accesso è libero).
Simone Pacchiele