Nella vita ad un certo punto devi decidere se essere qualcuno o fare qualcuno.
Non che una cosa sia meglio dell’altra. E’ solo per capire come funzioni.
Immagina te stesso tra 30 anni.
Se istintivamente la prima immagine che ti viene in mente è te stesso nel futuro.. sei il tipo di persona che in un momento della propria vita ha deciso di ‘essere qualcuno’.
Se invece l’immagine ha a che fare con l’impatto che avrai avuto ed invece è incerta e nebulosa su come sarai… sei il tipo di persona che ‘fa chi sei’.
C’è un paradosso che è sempre presente per le persone che istintivamente ‘sono’: più insistono a proseguire su un percorso lineare e chiaro nella loro mente… un percorso che si basa sui loro valori piuttosto che su quello che ‘funzionerebbe’ nel momento attuale, più avranno la necessità di compiere un percorso tortuoso nel mondo reale.
Al contrario, più il tuo percorso nella vita, ad esempio nella carriera, sembra seguire un percorso lineare… la scuola con massimo dei voti, l’università, il master, la dirigenza… più ad un certo punto dovrai – nella tua mente – costruire una serie di giustificazioni filosofiche o teoriche per rendere accettabile a te stesso la vita che hai deciso di fare.
Ogni passo in avanti nella carriera ha strettamente legato a sè qualche compromesso filosofico. E’ come se in qualche modo ‘vendessi la tua anima’ (o per dirla in termini meno drammatici, scendessi a compromesso) ogni volta che avanzi nella carriera.
Il passaggio tra essere e fare spesso avviene. Ad un certo punto alcune delle persone guidate da propri principi, in genere cercano di riversarli in qualcosa che assomigli ad uno scopo, una chiamata.
E quando ne trovano una, dedicano tutta la vita a questa chiamata. Da quel momento in poi saranno chiamate a creare… a rendere il mondo un po’ più simile ai propri principi, anche a costo di diventare piuttosto irragionevoli.
Mentre le altre persone si adatteranno alle circostanze, a quel punto una persona irragionevole adatterà le condizioni esterne a sè stesso (in fondo qualsiasi progresso dipende dalla presenza o meno di persone ‘irragionevoli’).
Quando ‘chi sei’ incontra il ‘fare qualcosa nel mondo’ iniziano i problemi: il percorso nella realtà non è così semplice e lineare come nella mente. Bisogna evitare verità segnate da altri che hanno deciso di ‘non agire’. Il terreno diventa più scosceso, la strada più tortuosa. Per andare avanti devo fare quello che serve o quello che è in linea con i miei principi?
Il viaggio dell’eroe inizia sempre con una ‘chiamata’.
In un modo o nell’altro arriva qualcuno che sembra dirti:
“Sei comodo? Andiamo a fare un giro. Ci sono aspetti di te, del tuo essere e della tua consapevolezza che non sono stati ancora esplorati. Ti senti a casa qui? Non è quello di cui hai bisogno.”
Ed il viaggio inizia.
La chiamata è lasciare una determinata situazione sociale, muoversi in una nuova situazione in cui sei solo e trovare quel gioiello, quel centro che è impossibile trovare quando sei tutto all’esterno, quando la tua attenzione è sullo stare NELLA società. E iniziare il viaggio fa sentire insicuri perchè la prima cosa che fa è portarti FUORI dalla sfera di ciò che ti è familiare, della tua comunità.
E quando uno per un motivo o l’altro rifiuta la chiamata e rimane nella sua società perchè li è sicuro… il risultato è profondamente diverso da quando uno segue la chiamata.
E se non vai, hai un senso di perdita, un senso di qualche parte della vita che va persa. Ogni parte di te sa che una avventura che ti era richiesta è stata rifiutata. L’ansia appare. E quello che hai rifiutato di vivere in maniera positiva, inizi a sperimentarlo in modo negativo.
Qual è la tua chiamata in questo momento?
Simone
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