Molti di voi conoscono il mio lavoro e conoscono, almeno per averlo sentito nominare, il modello trasformativo ReSonance.
Il ReSonance è un approccio particolare che utilizzo nell’applicare alcune idee della PNL, ed in particolare nell’applicarle alla ‘mitologia’ ed alle storie che le persone raccontano agli altri e raccontano a se stessi.
Noi, come esseri umani, siamo tutti ‘creatori di storie’, e quello che facciamo nel ReSonance… o meglio una delle cose che facciamo, è cambiare le storie delle persone, e cambiare il modo in cui le persone operano nel mondo proprio cambiando la loro storia.
Parlo intenzionalmente di mitologia e non di ‘convinzioni’ o di cultura dominante, proprio perchè considero la mitologia qualcosa di molto più profondo.
Le storie e la mitologia guidano le persone, lo orientano verso ciò che è possibile per loro, lo mettono in contatto o lo allontanano dalla propria passione.
Gli fanno scegliere un lavoro piuttosto che un altro. Gli fanno avere relazioni soddisfacenti o tormentate.
Quando lavoro nel coaching ReSonance con le persone che vogliono essere aiutate nello scegliere o creare il ‘lavoro ideale’ una delle storie che racconto di solito è quella di un mio cliente con cui ho lavorato alcuni anni fa.
Lui è un musicista classico, un cantante lirico adesso piuttosto importante. La sua storia è rappresentativa, dal mio punto di vista, per risuonare con chi è alla ricerca o deve prendere delle importanti decisioni di carriera…
E’ nato in un paese del Medio Oriente, una nazione montagnosa, un paese devastato per diversi anni dalla guerra. Un posto dove le persone non sono decisamente abituate a molte delle comodità che abbiamo in occidente.
Sin da quando era piccolo gli piaceva cantare. Anzi, più che che piacergli.. aveva letteralmente bisogno di cantare. Cantava i canti popolari della sua terra mentre portava a pascolare le capre prima di andare a scuola, cantava le canzoni che sentiva alla radio, cantava le opere che riusciva a reperire su vecchi 33 giri consumati. Cantava qualsiasi cosa. All’inizio, mi racconta spesso, non era neanche particolarmente bravo. Se ne accorgeva, ma non gli importava. L’unica facilitazione che aveva è che era abbastanza intelligente da rendersene conto e da cercare di colmare almeno in parte, da solo e con gli strumenti che aveva, le sue lacune.
Ad un certo punto conosce, per caso, il maestro di musica di un villaggio vicino a quello dove viveva… studia con lui qualche anno, poi questo lo raccomanda ad un maestro di canto di una grande capitale europea. Senza un soldo se non quelli per il viaggio lo raggiunge… e mentre lavora in un ristorante inizia a studiare con lui e … diventa tanto bravo e famoso fino ad arrivare a cantare alla Scala e all’Opéra National de Paris.
La storia è assolutamente vera, e ogni volta che la racconto ha la capacità di spostare, anche solo per un attimo, chiunque verso una posizione in cui percepisce come possibile qualsiasi cosa nella propria professione.
Gli fa sentire che quello che vuole realizzare è possibile.
In fondo, se un pastorello della steppa Iraniana, senza cultura e letteralmente senza un soldo, è riuscito a diventare uno dei più apprezzati cantanti del proprio paese… chi pensi di essere tu per non poter riuscire a fare quello che vuoi nella vita?
Un’altra storia, assolutamente vera che cito spesso è quella della mia amica Gaia che stava finendo l’università e non riusciva a laurearsi, perchè aveva trovato lavoro a tempo pieno.
La storia che girava nella sua testa era “O lavori o ti laurei. Non ci si può laureare lavorando, il tempo è troppo poco”
Fino a quando non le ho presentato un altra mia amica (che lavora a tempo pieno in banca). Appena si sono messe a parlare, e l’amica a pochi esami dalla laurea ha saputo che esisteva qualcuno nelle stesse sue condizioni che ce l’aveva fatta… ha cambiato completamente prospettiva. Ha iniziato – in maniera naturale – ad organizzarsi internamente tenendo presente che laurearsi e lavorare nello stesso tempo è possibile.
Dopo meno di un’anno ha discusso la tesi.
Ovviamente non sempre funziona in maniera così lineare… però pensaci un attimo: quante volte ti sei appassionato ed hai deciso di dedicare del tempo a qualcosa che fino ad un attimo prima neanche sapevi esistesse?
Quante volte hai fatto cose che ritenevi impossibili fino a pochi anni prima, solo perchè per facevi parte di un gruppo che quelle cose lì le faceva normalmente?
Far emergere le storie di una persona equivale a far emergere cosa lui pensa sia possibile.
E noi ci creiamo un’idea di quello che pensiamo sia possibile sulla base delle storie che sentiamo.
Sulle storie che raccontano a casa i nostri genitori, i nostri amici. Le storie hanno la forza di comunicare in maniera silenziosa e di educare. Le storie hanno lo scopo, per la società, di indottrinare e di ‘inculcare’ nei giovani i costumi che la società vuole abbiano. Serve per fargli capire come la società vuole che siano.
Vuoi cambiare chi sei? Inizia con il cambiare le storie che girano al tuo interno.
Ne riparliamo presto, anzi prestissimo.
Simone Pacchiele
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