Quando vedi un musicista davanti al suo strumento è possibile riconoscere – ancora prima di ascoltare la prima nota che suonerà – la qualità della sua performance osservando come usa il suo corpo in relazione allo strumento.
Come entra in relazione con lo strumento, e il livello somatico da cui ha INTENZIONE di suonare.
Un pianista, un interprete, un vero Maestro non suona con le mani e con i piedi, ma con tutto il corpo.
E quanto più mantiene la consapevolezza di questo a livello pre-cognitivo – quando più è in grado di far emergere CHI E’ nello stesso istante in cui suona la prima nota – tanto più è in grado di generare con continuità performance di livello assoluto.
Per poter comprendere questa idea di usare il corpo in relazione allo strumento dobbiamo comprendere come funziona il processo biologico di ‘eccitazione’ e di intenzione e di come lo modelliamo.
Il corpo è un fiume di eventi, e di immagini, un flusso che rappresenta chi siamo – i nostri pensieri, quello che sentiamo, le azioni, il desiderio.
La posizione di eccitazione è la base dell’esperienza.
E’ conoscenza, è informazione.
E’ come ci muoviamo VERSO le cose.
Se non rischiassi di suonare vago, direi che è la pulsazione alla base della vita.
E’ orientarsi in relazione a ciò che vogliamo attraverso il corpo. Necessità, desideri che generano nuove forme e movimenti verso la soddisfazione. E generano suoni. La musica nasce così. Come qualcosa che nasce dal corpo.
Tutto ciò che sentiamo nasce rappresenta differenti forme di eccitazione – di attivazione – differenti densità ed intensità.
E come decidiamo di lasciar espandere ed esprimere la nostra eccitazione, come scegliamo di esprimerla o di non esprimerla, rivela chi siamo.
E si rivela – attraverso il corpo – nel tipo di suono, nella precisione del timing, nel tocco e rivela – attraverso il corpo – CHI SEI in quello che suoni e nella performance che generi.
(continua…)
NOTA: lavoro da anni in seminari e lavoro personale con musicisti professionisti utilizzando il modello di mentoring ReSonance. L’idea alla base di questo lavoro specifico con i musicisti è quella di migliorare le performance e quella di integrazione tra ‘suono e corpo’. Ho deciso di scrivere questa nuova serie di articoli dopo aver assistito – di nuovo – ad un concerto del pianista classico Roberto Prosseda.
A presto.
Simone Pacchiele
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