C’è la condizione piuttosto diffusa che gli gli imprenditori o i figli degli imprenditori che hanno una azienda familiare, in qualche modo abbiano dei vantaggi nella professione rispetto agli altri: in fondo, sono proprietari del proprio business, non hanno bisogno di cercare lavoro (lo trovano automaticamente), e non devono neanche preoccuparsi di essere licenziati.
Lavorando con il coaching con diversi imprenditori che stanno vivendo una fase di passaggio generazione nell’azienda, per me è evidente che in realtà non funziona esattamente così. Per diversi motivi.
Uno di questi che gli imprenditori che hanno una azienda familiare spesso sono anche genitori. E devono preoccuparsi di mantenere l’azienda in grado di funzionare con efficacia.
Il benessere della famiglia dipende da quanto va bene l’azienda. E spesso non dipende da loro solamente il benessere del nucleo familiare ristretto, ma anche quello della famiglia estesa…
Ma c’è di più: molto spesso l’imprenditore sente di dover costruire e mantenere vivo qualcosa che lascerà alle generazioni successive. E questo aumenta in qualche modo lo stress di mantenere ancora più efficace l’azienda rispetto ad altre situazioni, ma lo vincola allo stesso tempo in alcune decisioni che altrimenti non prenderebbe.
Poi c’è anche un altro aspetto: in molti casi l’imprenditore è la persona che decide chi assumere ed in che ruolo, e da questa posizione deve occuparsi di parecchi compiti. Quello che costituisce un problema spesso è proprio la diversa ‘caratura’ delle persone assunte in azienda, che spesso variano dai figli al coniuge, fino ad arrivare a persone totalmente estranee alla famiglia.
Come si fa a svolgere tutti questi compiti, mantenendo l’ambiente di lavoro in grado di assicurare una correttezza verso ciascuno?
Come si fa a mantenere per tutte le persone che lavorano in azienda la percezione di un ambiente in cui ci siano uguali possibilità per tutti, senza diminuire l’ambizione e la motivazione dei dipendenti e collaboratori che non sono ‘di famiglia’?
Dal mio punto di vista è una questione di capire quante ‘personalità’ puoi avere all’interno della tua azienda.
Avere personalità multiple non è mai una buona cosa ;). Il punto è che se gestisci una azienda di tipo familiare probabilmente ti trovi a portare all’esterno ora la personalità di genitore, ora di figlio, ora di capo, ora di impiegato.
Se sei in questa posizione, ti chiedo di considerare per ora queste tre idee:
1. Qualunque membro della famiglia coinvolto nell’azienda di famiglia ha almeno due ‘personalità’: quella di familiare più quella del ruolo che ha in azienda: dirigente, impiegato, operaio e così via.
2. Ciascun ruolo che questa persona ha in azienda contribuisce a fargli avere una prospettiva sul business che è parziale, ed allo stesso tempo per lui corretta.
3. Ogni prospettiva sull’azienda, che è ovviamente è diversa da quella che hanno tutti gli altri, è potenzialmente fonte di conflitto, tensione o confusione.
Di passaggio generazionale e di impresa familiare ne riparliamo presto in uno dei prossimi articoli.
Intanto a presto!
Simone Pacchiele
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