Brevissima nota introduttiva all’articolo, che ho scritto il 5 febbraio 2019: sono Simone Pacchiele e trovi qualcosa su di me qui. Da circa 15 anni insegno e faccio ricerca nel Coaching, dal 2011 tengo corsi in Università Bocconi sui temi della performance, del Coaching e dell’empowerment.
Ti aspetto nel Gruppo Coaching Italia per discutere di questi argomenti.
Buona lettura.
Oggi è possibile conoscere tutto di tutti.
Quanto guadagna il nostro vicino di casa.
O l’allenatore della squadra di calcio che tifiamo.
O il manager di questa o quella società.
Conosciamo i numeri di tutti.
Sappiamo chi vince e chi perde.
E lo sappiamo a livello GLOBALE.
Da alcuni anni ho una piccola docenza nelle materie del Coaching e del decision-making in Università Bocconi.
E’ un ambiente piuttosto competitivo, e una delle dinamiche che vedo spesso è il senso di confronto che gli studenti hanno con i loro colleghi.
E il senso, sopraggiunto appena arrivati in università, di non essere più i più bravi della classe.
E’ successo questo: finché erano nel loro liceo, magari nel paesello con 2000 persone, erano i più bravi.
Erano i migliori studenti della scuola, o del paese, e questo era un dato di fatto.
Poi arrivano in un posto dove ci sono ragazzi da tutto il mondo.
E trovano, magari, il loro coetaneo turco, o armeno, o di Bari… che genera performance scolastiche molto migliori di loro.
Non sono più i più bravi.
La gerarchia non è decisa più tra 200 individui ma tra 10.000 già selezionati tra i migliori nei loro luoghi di origine.
Il campo di battaglia è diventato molto più ampio.
Scoprono che indipendentemente da quanto sono bravi, troveranno sempre qualcuno davanti al quale non ne sanno niente.
E da lì in poi sarà sempre così.
Il collega di lavoro.
Il vicino di casa con la macchina più grande
L’ex compagno di università che guadagna più di loro
L’amico del circolo del golf con la barca più lunga
C’è una voce interna, che parla ad ognuno, a cui tutto questo non piace.
Che ti critica perché non hai fatto abbastanza.
Non sei abbastanza bravo, non hai abbastanza talento.
Ha uno scopo importante questa voce.
Senza di lei non ci sarebbero ponti che resistono ai terremoti e automobili che si guidano da sole. Persone mediocri generano prodotti mediocri, e con prodotti mediocri la società non va avanti.
Non siamo tutti uguali a fare le stesse cose, nonostante la società tenti da 40 o 50 di educarci che sia così.
Io non correrò mai i 100 metri in 11 secondi e non scoprirò mai un nuovo teorema matematico. Allo stesso tempo so di essere estremamente bravo in alcune attività che riguardano la formazione e la performance delle persone. E nel mio settore so di essere tra i più bravi.
In ogni settore c’è chi è bravo e chi non lo è.
A a chi non è bravo toccano le briciole, da un punto di vista strettamente economico. Nessuno lo conosce, nessuno lo chiama per lavorare, nessuno lo apprezza.
Per questo c’è la voce critica che ti ricorda sempre a che punto della gerarchia sei.
E’ una spinta alla tua sopravvivenza.
Ma man man che il mondo si è evoluto e hai iniziato a giocare su un campo sempre più ampio, passando dall’ambiente dove sei nato alla multinazionale americana… c’è una buona probabilità che il tuo posto nella gerarchia sia sceso.
Ok, sei il più bravo chitarrista del paesello.
Ma c’è un ragazzino dall’altra parte del mondo che se lo senti suonare ti fa venire la voglia di appendere la chitarra al chiodo.
Il nostro cervello, che si è evoluto in centinaia di migliaia di anni, non è stato progettato per misurarsi a livello globale ma per garantirti la sopravvivenza nel confronto con il vicinato.
20.000 anni fa non c’erano Internet e le multinazionali. Non occorreva essere i primi del pianeta. Ed essere primo del tuo villaggio, tutto sommato, era un obiettivo raggiungibile.
Ma oggi questa vocetta continua a ripetere “Non sei abbastanza, non sei abbastanza” ogni volta che vede dall’altra parte del mondo qualcuno un po’ migliore di te.
Il rimedio che ha trovato certa psicologia a questo problema è il pensiero positivo.
Crederci forte, e motivarti tanto.
E cancellare i dati esterni che ti danno informazioni sul fatto che non sei il più bravo del mondo a suonare la chitarra.
Le illusioni positive servono a farti stare meglio. Ma non accrescono di certo le tue capacità (ed anzi le inibiscono) e non ti permettono di evolvere.
E quindi?
Ho una soluzione per te.
Anzi, diverse soluzioni.
La prima è che la società ci ha convinto che esistono pochi ambiti in cui valga la pena avere successo.
Calciatore, velina, attore, genio della finanza, presentatore televisivo… non so. Avvocato, medico, startupper, professore universitario. Le professioni standardizzate.
Ce ne sono in realtà molti altri.
Puoi essere il miglior agente immobiliare, fisico nucleare o insegnante di scuola media. Non esistono solo 3 vie per la ricchezza e il successo e l’essere felice, ne esistono infinite. E il successo che ottieni è il mix della tua unicità e dei tuoi punti di forza, non l’espressione di un talento assoluto in una cosa sola.
In ogni momento sei diverse cose nella vita: sei un genitore, un avvocato, esprimi i tuoi talenti artistici… E valuti il successo come l’insieme dei risultati che esprimi come PERSONA.
Invece la tua voce critica che analizza la gerarchia, cosa fa? Prende in esame UNA sola caratteristica (soldi o fama) e ti misura in relazione agli altri valutando solo questo aspetto.
“Non sei abbastanza rispetto a…”
Quello che voglio dirti è che non ha senso paragonarsi agli altri.
Sei unico. E non intendo necessariamente migliore.
Ma hai i tuoi specifici problemi, i tuoi specifici atteggiamenti mentali.
I tuoi specifici problemi economici, personali, professionali.
La tua carriera è unica, i tuoi limiti sono mischiati con i tuoi punti di forza in un modo unico e non replicabile.
C’è un punto in cui la critica smette di essere utile e ti lascia solo più risentito, incavolato e incapace di agire per cambiare le cose.
Ma il punto chiave non è smettere di criticarsi.
Ma smettere di criticarsi perché non sei abbastanza in confronto a qualcun altro.
A volte ottenere dei risultati specifici che oggi non riesci ad ottenere dipende da alcune abilità che non hai ancora. E continuare a confrontarti con gli altri ti impedisce letteralmente di vedere quello che ti serve sviluppare per passare al livello successivo.
Fino a che ti concentri sul pezzo che manca rispetto agli altri, non scoprirai mai COME fare ad arrivare dove vuoi. Vedrai solo il pezzo che manca.
Il gioco cambia quando inizi a confrontarti con chi eri ieri.
Come sei migliorato rispetto ad un anno fa.
Rispetto ad un mese fa.
Rispetto a un’ora fa.
E come puoi migliorare ogni giorno rispetto a te stesso.
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