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Mi rendo conto di avere un percorso un po’ atipico rispetto al classico formatore/coach…
Ho lavorato per anni in consulenza, ho avviato diverse attività MENTRE studiavo coaching e lo facevo funzionare per portarle al successo…e dopo ANNI ho iniziato a insegnare quello che avevo appreso.
Ma mi accorgo solo oggi che questa è una cosa un po’ rara: per dire, conosco più di una persona che tiene corsi a manager senza mai aver lavorato a contatto con manager (neanche a parlarne di esserlo stato).
Conosco formatori e trainer che hanno iniziato a fare i coach e a tenere corsi a 25 anni e NON hanno mai fatto NESSUN altro lavoro in vita loro.
Formatori aziendali che non hanno mai messo piede in azienda.
Certo, questa non è una tendenza presente solo nel mondo della formazione.
Parlavo qualche tempo fa con un amico pianista piuttosto famoso e mi raccontava come esistono in conservatorio insegnanti di canto che non sanno leggere la musica, e autori di libri sulla tecnica pianistica che non hanno mai suonato il pianoforte.
Solo che nel coaching e nella formazione questo succede ancora più spesso.
Adesso, la cosa è abbastanza paradossale… perché il lavoro di un coach a parte motivare, cosa che ha una efficacia limitata, dovrebbe essere quello di trasferire delle esperienze e dei modi di essere che ha sviluppato negli anni in contesti reali, non in un aula di corso.
Il gioco, in un mondo che funziona secondo il buon senso, dovrebbe funzionare così.
1. passi X anni a sviluppare competenze nel tuo lavoro
2. ottieni successo grazie alle competenze di coaching che nel frattempo stai acquisendo
3. diventi talmente bravo che presto sei un punto di riferimento per i tuoi colleghi/competitor/collaboratori
4. fai loro coaching per permettergli di arrivare al tuo stesso livello.
Invece quello che succede spesso nel mondo della formazione è:
1. sono uno scappato di casa che passa da un lavoro all’altro senza combinare molto in termini di abilità
2. scopro il coaching e ‘la potenza della mente’
3. mi metto a insegnare agli altri
Capisci da solo che manca un pezzo fondamentale: quello in cui ottieni risultati veri PRIMA di insegnare agli altri.
Ti sto parlando di questo non tanto perché voglio davvero parlare di formazione ma per farti notare come per molti di noi a volte sia molto difficile vedere come stanno sul serio le cose.
Le abbiamo davanti agli occhi, ma evitiamo di vederle anche se sono ovvie.
Questo per me si chiama evitare la realtà.
Ed è una cosa che, più o meno, facciamo tutti perché spesso non vogliamo vedere cose che richiederebbero impegno per essere realizzate, e richiederebbero magari il fatto di ammettere che ancora non hai avuto quello che meriti nella vita.
Nel caso della formazione e del coaching, ‘realtà’ vuol dire semplicemente misurarsi in maniera molto onesta con quello che sei capace di fare, e con quello che sarai capace di fare dopo aver acquisito strumenti importanti di Trasformazione.
Che vuol dire sapere che non è possibile mettersi a ‘fare coach’ alle persone quando non hai ancora combinato qualcosa di sensato nella tua vita professionale.
Puoi però migliorare. A questo serve il coaching. Per migliorare, prima di tutto. E poi per aiutare gli altri a migliorare.
Saltare un passaggio non funziona.
Io sono convinto che ognuno ha enormi margini di miglioramento nella propria vita, in quello che già fa.
Prima di insegnare, di dare consigli, di ‘fare il life coach’, dimostra al mondo cosa il coaching è in grado di generare nella tua vita.
Ti richiederà forse un po’ di tempo in più (neanche troppo) ma ti darà una credibilità che pochissimi in questo mondo hanno.
Ti aspetto al ReSonance per imparare come si fa ed iniziare questo percorso…
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